È ormai tradizione, è un appuntamento entrato nel cuore degli abitanti di Cava de’ Tirreni e atteso come il parente che viene da lontano. Forse è per questo che dura solo tre giorni.
È “La Cava, Civitas Fidelissima 1460”, una rievocazione storica di fatti che videro la cittadina metelliana protagonista per forza, coraggio e fedeltà, un racconto che comincia sempre con la Celebrazione Eucaristica in Costume nella Chiesa Maggiore del Convento di San Francesco e Sant’Antonio. Poi, arriva la festa, quella che vede il corteo storico sfilare per la città, raccogliendo sempre applausi e lasciando la meraviglia sul volto dei bambini, e la rappresentazione teatrale, quella che racconta come il popolo Cavese ottenne la famosa pergamena bianca.
Ne abbiamo parlato tante volte, ma se a distanza di due mesi dall’ultima rappresentazione ancora la gente che ha assistito numerosa allo spettacolo allestito nel Chiostro del Convento Francescano continua a portare nel cuore le emozioni vissute, allora vuol dire che l’evento funziona, che la struttura è buona, che la tre giorni de “La Cava Civitas Fidelissima 1460” è una bella cartolina da esibire. Qualcosa da mettersi sul petto, come medaglia, per allungare la stagione, per far rimanere a Cava i turisti a cui non si possono offrire sempre e solo i portici pur nella loro indiscussa magnificenza.
E a crederci è sempre lui, il cavaliere Felice Abate, il visionario, quello che si inventò la Mostra Internazionale del costume di cinema, teatro e televisione e che per venti edizioni riuscì a portare alla Badia Benedettina artisti di fama mondiale e costumi di film rimasti scolpiti nei volumi della storia del cinema. E lui, ora, con l’Associazione Sbandieratori città de la Cava di cui è presidente, continua a seguire caparbiamente le sue intuizioni finalizzate sempre e solo ad un unico obiettivo: portare in alto il nome di Cava de’ Tirreni. Certo, non è semplice, ma quando la passione è reale, quando le cose vengono fatte per amore e non per profitto, quando ci si ritrova intorno un gruppo di persone che ti stimola e ti sostiene, la soluzione si trova sempre.
Come la realizzazione della maestosa scenografia dello spettacolo messo in scena la sera del 2 settembre quanto ben tre ponti levatoi cominciarono ad alzarsi e ad abbassarsi a seconda delle fasi dell’assedio, lavoro certosino che ha visto tutti i componenti dell’Associazione Sbandieratori armarsi di chiodi, tavole di legno e tanta, tanta buona volontà per seguire appieno le direttive dell’artista Michele Paolillo che ha disegnato la scena lasciandosi trasportare dalla sua visione.
E potremmo fare un lunghissimo elenco di quanto lavoro c’è dietro quei tre giorni, quante notti a discutere, quante prove, quante telefonate alla ricerca di collaborazioni, quanti rifiuti. Perché si, ci sono anche quelli dietro l’evento, ma gli Sbandieratori non si lasciano abbattere facilmente, e così come il popolo cavese resistette all’assedio degli Angioini, così loro, nonostante le difficoltà, anche quest’anno hanno offerto alla città una rievocazione storica che ha riscosso il gradimento delle centinaia di persone assiepate sulla gradinata allestita per l’occasione.
L’evento è bello, di richiamo, costruito bene, e poi la Pergamena Bianca è un vanto per Cava de Tirreni, ed è importante che ci siano iniziative volte a tramandarne la storia. Ed è bello che mentre defluiva dal Chiostro la gente, ancora con il sorriso sulle labbra, salutava dicendo: “Buonasera… Ma ci rivediamo il prossimo anno?”.
di Cinzia Ugatti